Passeggiando da Castello Estense a Parco Massari


Castello Estense

E’ il monumento più rappresentativo della città di Ferrara.

A Ferrara nel 1385, una pericolosa rivolta convinse Niccolò II d’Este della necessità di erigere una poderosa difesa per sé e la sua famiglia. Sorse così il Castello di San Michele, fortezza che ricorda il Castello di S. Giorgio a Mantova - realizzato anch'esso da Bartolino da Novara. A quel periodo risalgono la massiccia imponenza, il fossato, i ponti levatoi, le torri austere. Un passaggio coperto, ancora esistente, univa l’edificio militare al palazzo dei marchesi, oggi Palazzo Municipale. Passarono i secoli e i pericoli di sommosse cessarono. Allora il castello fu abbellito e slanciato per divenire la magnifica residenza della corte: venne arricchito dalle altane sopra le torri, dai balconi di marmo, dal cortile d'onore di linee cinquecentesche e dai fastosi appartamenti affrescati, ancor oggi visitabili all'interno del percorso museale.

 

Le imponenti torri, poste ai quattro angoli del Castello svettano ancora oggi sulla città, simbolo indelebile della grandezza e magnificenza della Famiglia D'Este: a sud-est la Torre Marchesana e a sud-ovest la Torre di San Paolo, a nord-ovest la Torre di Santa Caterina, a nord-est la splendida Torre dei Leoni, punto panoramico da cui ammirare la città.





Il cortile



Le Cucine



Le Prigioni

Le prigioni del castello, poste al livello del fossato, si trovano nei sotterranei della torre dei Leoni. Gli Estensi vi rinchiusero personaggi d'alto rango o comunque prigionieri per cui occorreva una particolare sorveglianza, non certo detenuti comuni che trovavano posto nelle carceri del palazzo della Ragione. In alcune celle è ancora possibile riconoscere alcune tracce lasciate dai reclusi come ad esempio delle scritte graffite sui mattoni della parete.



Loggia degli Aranci detto giardino pensile

 

 

Il giardino degli Aranci assunse le dimensioni e le caratteristiche che vediamo ancora oggi con Alfonso I. Testimonianza di ciò è la presenza della “granata svampante”, impresa personale del duca, scolpita sui capitelli della loggia. Nel 1531 viene costruito il muretto perimetrale merlato del giardino, poi crollato e ricostruito più volte nei secoli, e la Loggia con le quattro arcate a tutto sesto. Girolamo da Carpi, impegnato nel rinnovamento del castello a partire dal 1554, non tralascia il giardino pensile dove vengono iniziate considerevoli opere decorative dei merli che vengono dipinti a finti marmi. Nel 1562 le merlature, secondo gli archivi dell'epoca, vengono demolite e ricostruite. Si provvederà nuovamente alla loro decorazione pittorica che dovrebbe essere l'ultima documentata in epoca estense. Il giardino nei secoli subisce diverse sistemazioni: da una prima edizione con vialetti, terreno riportato e coltivazione in aiuole di piante annuali, si arrivò agli aranci piantati in grandi mastelli di legno che nella stagione invernale venivano riparati nella loggia utilizzata come serra. Ancora oggi gli aranci vengono spostati ad ogni cambio di stagione.


La città vista dalla loggia degli aranci


Il Camerino dei Baccanali

Il camerino dei Baccanali ha come tema Dioniso, il dio del vino, ma anche del teatro amato dal duca Alfonso, che ne aveva fatto costruire uno comunicante serviva a dare “solitudine, quiete, serenità” al duca, come recitava un’iscrizione.



La cappella ducale

Questa fu realizzata nell'arco di un anno, tra il dicembre del 1590 e quello del 1591, per volontà di Alfonso II, quinto ed ultimo duca di Ferrara, figlio di Renata di Francia e di Ercole II d'Este. Questo ambiente era noto come cappella di Renata di Francia e veniva riferito alla duchessa calvinista per l'assenza di immagini sacre. Gli affreschi della volta con i quattro Evangelisti tra medaglioni recanti l'aquila estense non incrinavano tale convincimento perché ritenuti opera del pittore ottocentesco Giuseppe Tamarozzi. I recenti restauri hanno invece riportato alla luce, sotto le ridipinture e una pellicola di impurità, gli affreschi originali che le fonti archivistiche assegnano a Giulio Marescotti, un pittore della corte estense attivo a fine del Cinquecento



Sala dell’Aurora

La sala oggi detta dell'aurora, già stanza privata di Ercole II, era conosciuta nel Cinquecento come camera dello Specchio. Da essa prende il nome l'intero appartamento di rappresentanza voluto da Alfonso II.

 

Le scene proposte nella volta di questa sala vengono oggi generalmente interpretate come un'allegoria della vita umana, scandita dal rapido volgere dell'età, così come lo scorrere delle ore nell'arco del giorno. La volta è divisa in comparti inscritti in festoni di frutta e motivi geometrici dove vengono raffigurati i quattro momenti del giorno che ruotano intorno all'immagine centrale del Tempo. A Ludovico Settevecchi vanno attribuiti Il Giorno e Il Tramonto; a Bastianino Il Tempo, La Notte e L'Aurora. A Leonardo da Brescia, altro pittore attivo in quegli anni alla corte estense, vanno assegnati il cornicione con la teoria di putti alla guida di bighe fantastiche e i festoni di frutta in campo d'oro.



Sala dei Giochi

Nel salone dei giochi venivano accolti i parenti e gli ospiti illustri in visita al ducato estense. Pirro Ligorio, architetto e antiquario di corte, fu incaricato di progettare l'inquadratura scenica degli episodi e di realizzare i disegni di base sui quali avrebbero lavorato i pittori.

Le arti ginniche, all'epoca molto in voga, furono scelte come soggetto della volta. Il tema era perfettamente in linea con la personalità del committente, il duca Alfonso II, appassionato sportivo e cultore del gioco della palla. Emblematica in questo senso è l'opera di Girolamo Mercuriari, De arte gymnastica. L'edizione veneziana del 1573 è illustrata con xilografie tratte da disegni del Ligorio che ricalcano in vari punti gli affreschi del castello e confermano quindi la paternità dell'architetto di corte nell'ideazione del ciclo. Bastianino, Ludovico Settevecchi e Leonardo da Brescia sono gli artisti ai quali i documenti e l'indagine stilistica assegnano le pitture.

Soffitto del Salone con restauri in atto (aprile 2015) dopo i danni subiti col sisma del maggio 2012

 

La volta non era l'unico elemento decorato di questo ambiente; fino alla metà dell'Ottocento infatti era visibile una decorazione parietale che simulava sfondamenti prospettici, con finte architetture, colonne e statue in nicchia. Uno schizzo, eseguito appunto a metà ottocento da Liverani, pittore e scenografo faentino, ci consente di farci un'idea più precisa di questi affreschi a quadratura, definitivamente cancellati oltre un secolo fa con l'apposizione di una tappezzeria, oggi rimossa.




Saletta dei veleni

La saletta interpreta gli ideali patriottici del regime.

La lettura si dipana dall’immagine allegorica del divino, il sole d’oro raggiante che domina la stanza dal centro del soffitto, mentre il fascione inferiore, decorato sui quattro lati, presenta sul lato orientale la personificazione dell’Italia, che regge il fascio littorio. La figura ideale della Patria si erge da un altare votivo e ha ai lati due gruppi, “armati” rispettivamente di spade, falci e zappe, che raffigurano l’Esercito e l’Agricoltura; sul versante occidentale, al di sopra delle vetrate che chiudono la quadrifora, e sul lato meridionale sono rappresentate le Colonie, ridestate dalla civiltà italiana (coloniae ab inertia redemptae) attraverso l’Industria, i cui rappresentanti brandiscono picconi, incudine e martelli, le Arti e le Scienze; sulla parete nord l’eroe della Politica, con le sembianze del ferrarese trasvolatore atlantico Italo Balbo, vincitore, ma umanamente rispettoso del dolore della madre piangente il figlio sconfitto.

 



Sala del Governo

Questa sala aveva grande importanza rappresentativa per il duca Ercole II (1534 - 1559): è qui infatti che venivano esercitate le funzioni di governo e di esercizio della giustizia.

L'ambiente è caratterizzato da un ricco soffitto ligneo a lacunari di diverse forme, ovali, ottagonali, esagonali, romboidali, ed è arricchito da una decorazione pittorica policroma e luminosa, da applicazioni in legno dorato e tornito a forma di roselline e da rosoni intagliati posti al centro dei cassettoni. Il soffitto, molto simile per impianto e dimensioni a quello del salone d'onore di Palazzo dei Diamanti, è stato realizzato tra l'incendio del 1554 e il terremoto del 1570, con il contributo di diverse maestranze.

Il programma iconografico fa riferimento a diverse fonti letterarie: oltre alle Genealogie di Boccaccio è possibile rintracciare anche riferimenti alle opere di Natale Conti, di Lilio Gregorio Giraldi i cui argomenti sono i nomi, la storia, le tradizioni e i miti delle divinità, e alle Immagini degli dei de gl'antichi di Vincenzo Cartari, dedicate a Luigi d'Este nel 1571.

 

I lavori cominciarono nel 1559 in una delle stanze del lato sud, con la costruzione di una grande stufa rivestita di maioliche decorata con una grande aquila bianca, simbolo della famiglia, da cui il nome di camera della stufa.



La Sala della Devoluzione

La sala, caratterizzata da un soffitto dipinto a grottesche che ingloba quattro scene a soggetto storico, è detta anche “Sala Rossa” per sottolineare la presenza di un fregio a greche sormontato da una zoccolatura che conferisce armonia e continuità al soffitto.



I Camerini del Principe


“Camerini del Principe”, uno dei grandi miti del Rinascimento italiano, furono il luogo più fastoso e segreto del Castello Estense di Ferrara.

 

In queste stanze, piccole e preziosamente decorate, al piano nobile della via Coperta, erano ambientati autentici tesori artistici, in quello che possiamo definire lo scrigno della dimora estense.




Lasciato il Castello Estense percorriamo corso Ercole I



Palazzo Damanti


Il Palazzo dei Diamanti è uno dei monumenti più celebri di Ferrara e del Rinascimento italiano.

Il palazzo fu abitato in maniera discontinua da componenti la casa d'Este fino alla devoluzione di Ferrara alla Santa Sede avvenuta nel 1598.

Nel 1641 il palazzo fu ceduto, da Francesco I d'Este, nipote e successore di Cesare d'Este al marchese Guido I Villa.

 

Nel 1842 il palazzo fu acquistato dal Comune di Ferrara al fine di ospitarvi la pinacoteca e l'Ateneo Civico.






S. Girolamo alla Certosa

E’ stato un antico e grandioso centro monastico posto a ponente della città e dal secolo scorso adibito a pubblico cimitero. Trae origine dall'Ordine certosino che vi si insediò nel 1333.