Duomo

Santa Maria del Fiore, la cui costruzione fu progettata da Arnolfo di Cambio, è la terza chiesa del mondo (dopo San Pietro a Roma, San Paolo a Londra) e la più grande in Europa al momento della la sua ultimazione nel '400: è lunga 153 metri, larga 90 alla crociera ed alta 90 metri dal pavimento all'apertura della lanterna. Essa, terza e ultima cattedrale fiorentina, fu intitolata nel 1412 a Santa Maria del Fiore con chiara allusione al giglio, simbolo della città.

Sorse sopra la seconda cattedrale, che la Firenze paleocristiana aveva dedicato a Santa Reparata.

Le notevoli diversità di stile rivelate nelle sue parti sono la testimonianza del variare del gusto nel lungo periodo trascorso fra la sua fondazione ed il completamento.

La prima pietra della facciata venne posta l'8 settembre 1296, su progetto di Arnolfo di Cambio. Egli lavorò per il Duomo dal 1296 al 1302. Ideò una basilica dagli spazi classici, con tre ampie navate che confluivano nel vasto coro dove è posto l'altare maggiore, a sua volta circondato dalle tribune su cui poi si innesterà la Cupola.

Il progetto di Arnolfo era notevolmente diverso dalla struttura attuale della chiesa, come è possibile notare dall'esterno. Sui fianchi dell'edificio, infatti, a nord e a sud, notiamo che le prime quattro finestre sono più basse, più strette e più ravvicinate di quelle verso est, le quali corrispondono, invece, all'ampliamento operato da Francesco Talenti, capomastro a partire dalla metà del '300.

Arnolfo arriva a finire due campate e metà della nuova facciata.

La facciata fu smantellata nel 1587 quando il Granduca Francesco I de' Medici decise di costruirne una nuova e moderna e le statue superstiti che la decoravano sono oggi esposte nel Museo dell'Opera del Duomo.

Alla morte d'Arnolfo, avvenuta intorno al 1310, i lavori subirono un rallentamento, per riprendere certamente nel 1331 quando i magistrati dell'Arte della Lana si assunsero la cura della costruzione. Nel 1334 fu nominato capomastro dell'Opera Giotto che si occupò prevalentemente della costruzione del campanile e morì tre anni dopo. A Giotto subentrò Andrea Pisano fino al 1348, anno della terribile peste che decimò la popolazione cittadina da 90.000 a 45.000 abitanti.

I lavori proseguirono fra interruzioni e riprese fino a quando, in seguito al concorso bandito nel 1367, fu accettato il modello definitivo della chiesa proposto da quattro architetti e quattro pittori, tra i quali Andrea di Bonaiuto, Benci e Andrea di Cione, Taddeo Gaddi e Neri di Fioravante.

 

Dal 1349 al '59 la direzione tocca a Francesco Talenti, che completa il Campanile e prepara un nuovo progetto coadiuvato (dal 1360 al '69) da Giovanni di Lapo Ghini. Nel 1378 fu ultimata la volta della navata centrale, e nel 1380 furono terminate le navate minori. Tra il 1380 ed il 1421 furono costruite le tribune e forse anche il tamburo della Cupola.











La facciata della cattedrale era rimasta incompiuta, essendo presente solo la parziale costruzione decorativa risalente ad Arnolfo di Cambio. Già nel 1491 Lorenzo il Magnifico aveva promosso un concorso per il completamento, ma non fu trovata attuazione. Nel 1587, sotto Francesco I de' Medici, la parte decorativa esistente venne distrutta su proposta di Bernardo Buontalenti, che avanzò un suo progetto più "moderno", tuttavia mai realizzato. Nei secoli successivi la cattedrale venne dotata di facciate effimere in occasione di importanti celebrazioni, e fu solo nel 1871 che, dopo un concorso internazionale, vivaci discussioni e aspri dibattiti, si iniziò a costruire una facciata vera e propria, su progetto di Emilio De Fabris che alla sua morte fu continuato da Luigi del Moro fino alla conclusione dei lavori nel 1887.



Il corpo basilicale è a tre navate, divise da grandi pilastri compositi, dalle cui basi si dipanano le membrature architettoniche che culminano nelle volte ogivali. Le dimensioni sono enormi: 153 metri di lunghezza per una larghezza di 38 metri. Le absidi nord e sud del triconco distano fra loro 90 metri. L'altezza dell'imposta delle volte nella navata è di 23 metri, al sommo dell'estradosso delle volte di circa 45 metri e il dislivello dal pavimento alla cima della cupola interna è di circa 90 metri.





Il granduca Cosimo I de' Medici scelse il tema del Giudizio Universale per affrescare l'enorme calotta, e affidò il compito a Giorgio Vasari, affiancato da don Vincenzo Borghini per la scelta del tema iconografico. I contenuti da seguire erano quelli emersi dal Concilio di Trento, che aveva revisionato la dottrina cattolica medievale ordinandola in una sistemazione chiara. La cupola è così divisa in sei registri e 8 spicchi. Ogni spicchio comprende dall'alto verso il basso a partire dalla finta lanterna centrale circondata dai 24 vegliardi dell'Apocalisse (tre in ogni spicchio), quattro scene:

un coro angelico con strumenti della Passione (secondo registro);

una categoria di santi ed eletti (terzo registro);

una triade di personificazioni, raffiguranti un dono dello Spirito Santo, le sette virtù, e le sette beatitudini;

una regione dell'Inferno dominata da un peccato capitale.

 

Sullo spicchio est, quello di fronte alla navata centrale, i quattro registri diventano tre per far posto al grande Cristo in Gloria fra la Madonna e san Giovanni che poggia sulle tre Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) seguite in basso da figure allegoriche del Tempo (personaggio con la clessidra, e due bambini che rappresentano la natura e le stagioni) e della Chiesa trionfante.



Le vele orientali

 

Il Cristo in Trono di Federico Zuccari


Satana di Federico Zuccari


Al centro della controfacciata l'orologio italico ha teste di evangelisti, affrescate negli angoli da Paolo Uccello (1443). L'orologio, di uso liturgico, è uno degli ultimi funzionanti che usa la cosiddetta hora italica, un giorno diviso in 24 "ore" di durata variabile a seconda delle stagioni, che comincia al suono dei vespri, in uso fino al XVIII secolo. I ritratti degli evangelisti non sono identificabili con il tradizionale ausilio degli animali-simbolo, ma attraverso i tratti fisionomici che richiamano l'animale simbolico.


Sopra la porta centrale, nella lunetta, un mosaico probabilmente qui trasferito da un'ubicazione precedente, raffigura Cristo incorona Maria attribuito al mitico pittore Gaddo Gaddi (fine Duecento - inizio del Trecento).


Ai lati del portale angeli in stile arcaizzante, forse dipinti da Santi di Tito alla fine del Cinquecento.