Basilica Collegiata Insigne dei Santi Nazaro e Celso


Busto del vescovo Alessandro d'Ostiani sul portale


Di origine medievale, viene fondata dal vescovo Bernardo Maggi nei primi anni del XIV secolo e in questo periodo si insedia un collegio di cinque sacerdoti: per questo prenderà il titolo di Collegiata. Viene per buona parte riedificata nel Quattrocento, mentre nel Cinquecento viene ampliata e soprattutto arricchita con preziose opere d'arte come il Polittico Averoldi realizzato da Tiziano nel 1522. Nel 1533 viene rifatta la facciata principale secondo i canoni rinascimentali e viene costruito il campanile. All'interno l'architetto Giulio Todeschini sistema l'abside e alcune cappelle laterali. I lavori proseguono anche nel Seicento, quando viene fatto un nuovo coro ligneo e viene rifatta la pavimentazione nella zona absidale. Proseguono interventi di restauro e di ricostruzione anche nella prima metà del XVIII secolo. Nella seconda metà del Settecento la chiesa viene però completamente ricostruita per volontà del prevosto Alessandro d'Ostiani, di nobile famiglia e vescovo titolare della Diocesi di Modone. Nel 1748 viene presentato un progetto di riedificazione da parte dell'architetto Giuseppe Zinelli, che viene approvato da papa Benedetto XIV. Nel 1753 iniziano i lavori, ma dopo cinque anni viene richiesta dalla committenza una perizia all'architetto Domenico Corbellini e l'anno successivo viene chiamato, alla conduzione del cantiere, l'architetto Antonio Marchetti che porta a compimento la fabbrica nel 1780. Il Capitolo Collegiale viene soppresso nel 1797, ma la chiesa rimane aperta al culto e diventa parrocchiale.

 

La chiesa dei SS. Nazaro e Celso è ubicata nel centro storico di Brescia in corso Giacomo Matteotti. Si caratterizza come mirabile esempio di architettura neoclassica, con l'imponente facciata costituita da otto colonne corinzie che reggono il grande timpano triangolare sormontato da sette statue di santi. Monumentale anche il portale principale, con colonne corinzie e timpano ricurvo, contenente la lapide che ricorda l'opera voluta da Alessandro d'Ostiani, il cui busto è raffigurato nell'edicola soprastante. Anche l'interno rispecchia pienamente questo stile, con la grande navata unica coperta da una volta a botte unghiata, con presbiterio e abside semicircolare coperti rispettivamente da una cupola e da una semicupola. La navata è introdotta da un pronao, che fa da atrio, separato rispetto al resto della chiesa da due gigantesche colonne corinzie; su ogni lato si aprono cinque cappelle intervallate da lesene, che sorreggono l'alto cornicione su cui si imposta la volta. L'edificio conserva preziose opere d'arte come: Madonna con Bambino e i SS. Lorenzo e Agostino di Paolo Caylina il vecchio, risalente alla seconda metà del XV secolo; il polittico Averoldi, capolavoro giovanile di Tiziano Vecellio del 1522; numerose opere di Moretto come l'incoronazione della Vergine con i SS. Michele Arcangelo, Giuseppe, Francesco d'Assisi e Nicola di Bari del 1534, l'Adorazione dei pastori con i SS. Nazaro e Celso del 1540, Cristo in passione con Mosè e Salomone del 1541; S. Barbara di Lattanzio Gambara del 1588; il polittico di S. Rocco di Antonio Gandino del 1590; l'Adorazione dei Magi di Giambattista Pittoni del 1740. (Lombardia Beni Culturali)


Pianta della Basilica

Piantina tratta dal sito della Parrocchia dei Santi Nazaro e Celso



 

 

 

Tiziano, Polittico Averoldi, 1520-1522

 

Il Polittico Averoldi, capolavoro giovanile di Tiziano, datato 1522 e commissionato da Altobello Averoldi, nunzio apostolico a Venezia. Opera di chiara derivazione michelangiolesca, è un polittico composto da cinque tavole raffiguranti il Cristo risorto (al centro), i Santi Nazaro, in basso a destra, e Celso, in basso a sinistra, accompagnato da San Sebastiano e dal committente Altobello Averoldi, mentre in alto troviamo la scena dell'Annunciazione a Maria divisa in due riquadri: l'Angelo annunciante a sinistra e la Vergine annunciata a destra.







Osserviamo i dipinti e gli altari posti a sinistra, guardando l'altare maggiore, iniziando dal  fondo alla chiesa


Triburio Lato Aula

Arcangelo Gabriele e Madonna Annunziata 

Moretto - tempera su tela

I due dipinti sono due delle facce delle ante dell’organo, corrispondenti ai due dipinti ora posti a fronte con i Santi Nazaro e Celso martirizzati. Sotto l’arco di sinistra passa l’Angelo avvolto entro vesti dal bordo mosso e dalle tonalità giallo-ocra-marrone mentre la Vergine si volge di prospettiva esibendo la veste rossa.



Martirio di San Bartolomeo 

Antonio Zanchi 

Olio su tela


Altare dell’incoronata

L’incoronazione della Vergine coi Santi Giuseppe, Francesco, Nicola e l’Arcangelo Michele 

Moretto (1534) - Olio su tavola 

In alto la serena figura del Cristo, ignudo fino alla cintola e poi avvolto in un manto di raso azzurro, incorona la Vergine inginocchiata sulle nuvole poco più in basso di Lui. Attorno i putti appena abbozzati e come riassorbiti dalla luce che emana dalla scena. In basso sotto la piramide compositiva della sezione alta si dispongono, come in un teorema di geometria, le figure dei quattro Santi in bilanciato gioco di sporgenze e rientranze. San Michele e San Nicola in piedi, San Giuseppe e San Francesco inginocchiati. 





Madonna della salute

L’immagine della Beata Vergine della Salute si trova incorniciata e custodita da una teca finemente sbalzata in metallo argentato a motivi di fiorami e conchiglie. L’edicoletta marmorea, che contiene l’icona, è stata realizzata secondo un disegno d’ignoto, ancora conservato presso l’archivio parrocchiale.




Adorazione dei Pastori coi Santi Faustino e Giovita (o Nazaro e Celso) 

 attribuito al Moretto - Olio su tela

É una delle opere più discusse del Moretto, ma non per questo meno affascinanti. L’ubicazione antica nella chiesa cinquecentesca era nella cappella Averoldi. La zona superiore fu finita dagli allievi del Bonvicino; Del Maestro è la figura della Madonna dipinta con colori brillanti. L’accostamento ardito di tinte e riflessi, l’argento e l’oro del guarnello di Celso che si riverberano freddi l’uno sull’altro, mentre i rossi e i bruniti di Nazaro riflettono sulle tonalità del marrone del fondo.

 


Sopra la porta 

Adorazione dei Magi 

di Giovanni Battista Pittoni

Olio su tela

Lo schema compositivo della pala è costituito dalle due diagonali convergenti a destra nella Vergine, e sviluppato con più personaggi scalati in uno scenario spaziato su piani segnati dai gradini del trono, dalla quinta delle due colonne con le travi, e chiuso a destra dal fondale architettonico. La perfezione formale e la grande luminosità cromatica contribuirono al grande successo dell’opera.


Spostandoci sulla destra troviamo:

La Sacrestia

Madonna col Bambino, San Lorenzo e Sant’Ambrogio 

attribuito a Paolo da Cailina il vecchio (sec. XV)

Tempera su tavola 

Il trittico malgrado uno stato di conservazione non buono si può collocare con probabilità tra il 1458 e il 1486. La frequentazione del Foppa avrà un peso progressivo che se nel trittico si evidenzia in certi volti più tardi diventerà un dato più marcato specie nell’uso del chiaroscuro.

 


Vano ante Sacristia - Fonte Battesimale – Monolite in marmo rosso (fine 1700) 

La vasca battesimale, ricavata da un monolite di marmo rosso di Verona, poggia su un basamento, probabilmente non appartenenti all’apparato originario, di bianco di Botticino. Questa vasca, che nasce a forma di coppa, termina con un bordo esagonale, al quale si giunge mediante un elegante raccordo architettonico di archi ribassati nascenti da piccole mensole. È coperto dall’edicola in legno cuspidata. Sulla parete é collocato un quadro raffigurante il battesimo di Gesù  di anonimo (inizio 1600) . Olio su tela.


Altare di San Giuseppe

Morte di San Giuseppe

di Francesco Polazzo (Venezia 1738)

Olio si tela 

Al di là di comunque di alcuni limiti compositivi, il dipinto è di grande effetto coloristico, con accostamenti molto ricercati, quasi sulla linea di un neomanierismo.





Altare del Santissimo Sacramento - L’altare è il più bello e prezioso della chiesa, da collegare alla cerchia del Calegari.

Cristo, coi simboli della Passione, tra Mosè ed Elia

del Moretto (maggio – dicembre 1541)Olio su tela 

 

Spesso il dipinto è stato giudicato di qualità non apicale rispetto al livello dell’artista. Non mancano pezzi di bravura quali il perizoma del Cristo, l’angelo con il calice in volo, il paesaggio di sfondo con le vesti dei due profeti.

 




Altare marmoreo di San Giovanni Nepomuceno

E’ il secondo salendo da destra verso il coro. L’apparato, interamente in marmo, ha una ricca architettura del Settecento, impostato su quattro colonne di breccia violacea, sorreggenti una trabeazione con due monconi di timpano curvo e più in alto un timpano triangolare. Volutelle settecentesche, di bella linea, affiancano la mensa dell’altare, riprendendo il disegno di quelle che sorreggono le statue delle virtù. La composizione intera, molto studiata e serrata si ispira alla cultura figurativa di Giorgio Massari. Nel centro del portale interno si incastona una nicchia con l’immagine del santo, scolpita da Antonio Calegari e messa in opera nel 1752.



San Rocco e undici episodi della sua vita

di Antonio Gandino

 Olio su tela 

Percorrendo la navata dal fondo del pronao e da destra verso il coro, l’apparato lapideo e di stucco che campeggia nel fondo del primo nicchione è l’ultima edizione di una serie di altari dedicati a S. Rocco. L’apparato attuale si compone di una brandella molto semplice, tripartita in marmo verde verde di Varallo incrociato a tre bande con bianco di Carrara. I gradini dei candelieri sono ugualmente di Varallo a venature speculari. L’intero settore lapideo venne eseguito da Adamo Tagliani quondam Antonio dal 1840 al 1842. La specchiatura, sempre in marmo di Carrara, contiene il prezioso polittico rettangolare in cornicetta dorata: una paletta centrale archi curva ed uncini “misteri” che raccontano altrettanti episodi miracolosi del Santo di Montpellier. Sotto il polittico, sempre a tre scomparti, si compongono le urne delle reliquie, incorniciate in un arco di cerchio. Il tutto decorato a corone d’alloro e palme del martirio.


Controfacciata

Flagellazione dei Santi Nazaro e Celso e Decapitazione dei due Santi 

attribuiti a Paolo da Cailina il giovane (attivo a Brescia sec. XV-XVI) con l’aiuto del Romanino

tempera su tela

Erano la parte interna delle ante dell’organo della chiesa. Le facce esterne delle medesime ante erano dipinte con l’Annunciazione grande del Moretto. Sono lavori da datarsi attorno al 1515 – 1520. L’esecuzione fu opera di Cailina aiutato e guidato dal suo maestro, il Romanino, che sarebbe intervenuto a modificare in parte la composizione ove una figura al centro della decapitazione è cancellata. Grandiosa è la cornice di architettura con quattro scene pagane monocromati, dipinte con notevole maestria e vivacità sono anche i personaggi che si affacciano ai balconi. 



Sala del Capitolo