Chiesa dei Santi Faustino e Giovita

La Chiesa dedicata ai Santi Faustino e Giovita è anche nota come Chiesa di San Faustino Maggiore, patroni della città lombarda. La struttura ha come nucleo, una Chiesa risalente all’ottavo secolo, si tratta della Chiesa di Santa Maria in Silva. Nel maggio dell’anno 806 vennero qui traslate le reliquie dei Santi Faustino e Giovita, facendo assumere alla primitiva Chiesa un ruolo di primaria importanza all’interno del bresciano.

 

Verso la prima metà del nono secolo, la Chiesa versava in un evidente stato di abbandono, il Vescovo di Brescia Ramperto decise però di incentivare il culto ai Santi e stimolare la popolazione a seguire la via del Signore, attraverso una miglior amministrazione dei lasciti dei fedeli e istituendo un Monastero. Una volta che quest’ultimo divenne realtà, la struttura rimase indisturbata per quasi tre secoli. Dopo alcune sommosse civili e religiose capitanate da Arnaldo da Brescia durante la prima metà del XII secolo la Chiesa venne ricostruita e riedificata, nonostante le opere di rinnovo la situazione economica del Monastero era in lento declino, si arrivò al punto di dare in commenda la gestione del Monastero.



 

 

 

 

Martirio dei santi Faustino e Giovita di Santo Calegari il Vecchio, altorilievo in marmo con inserti di ferro, ricordato come uno dei grandi capolavori della scultura barocca bresciana.


La Chiesa come è conosciuta oggi, venne edificata nel 1622 da Antonino e Domenico Comino, demolendo gli edifici precedenti eccetto il campanile trecentesco. La facciata ricca di decorazioni in marmo venne finita nel 1711, l’opera venne realizzata da Bernardo Fedrighini e viene tutt’ora considerata uno dei capolavori dello stesso.

 

 

 

 

La facciata di Giuseppe Cantone. Nelle nicchie statue di sant'Antigio a sinistra e sant'Onorio a destra della scuola dei Calegari.


L’interno ospita una serie di preziosi affreschi opera di Girolamo Mengozzi Colonna e di Gian Domenico Tiepolo, i quali raccontano il martirio dei Santi Patroni della città. Le più importanti opere all’interno sono: l’altare della Croce, del Vantini, l’altare maggiore opera di Antonio e Giovanni Carra e lo Stendardo Processionale della Scuola del Santissimo del Romanino.

 

Dietro l’altare maggiore trova spazio l’organo a canne Serassi, costruito nella prima metà del 19esimo secolo, su cassa risalente al secolo precedente. Durante i secoli successivi ha subito notevoli interventi e modifiche. Durante gli anni’80 l’organo è stato restaurato dalla ditta specializzata in organi di Pedrini, che attraverso un accurato intervento, ha riportato l’organo alle caratteristiche precedenti.






L'arca sepolcrale dei santi patroni 

Il grande sepolcro, che fa da altare maggiore alla chiesa, è opera dello scultore Giovanni Antonio Carra, che la realizzò fra il 1617 e il 1622 in sostituzione alla precedente.


L’Apoteosi dei santi Faustino, Giovita, Benedetto e Scolastica

La zona del presbiterio fu splendidamente decorata da Lattanzio Gambara nel 1558-1559, ma nel 1743 un incendio distrusse tutta l’area. L’anno successivo iniziò la ricostruzione ed i nuovi affreschi furono realizzati da Giandomenico Tiepolo, figlio del più famoso Gianbattista.


Nel 1437 le ostilità tra Venezia e Milano coinvolsero direttamente la città di Brescia, l’anno successivo avvenne però un evento miracoloso, difatti durante il 13 dicembre sulle mura est della città lombarda apparirono le sagome luminose dei Santi Faustino e Giovita, i quali misero in fuga l’esercito avversario.

 

 

Qui il dipinto che rappresenta l’evento.






Sull'estrema sommità dell'arca sepolcrale sono poste le figure in bronzo dei santi patroni sovrastati da una croce a doppia traversa, su modello della reliquia della Santissima Croce conservata nel tesoro delle Sante Croci del Duomo vecchio.


Cappella della Redenzione e di San Onorio (vescovo di Brescia - VI secolo)

Altare dedicato alla crocifissione di Gesù.

Un crocifisso ligneo seicentesco, di concezione piuttosto mediocre[91]. Aggiunta ottocentesca è invece lo sfondo a mosaico di tessere dorate con le figure di san Rocco e Sant'Antonio da Padova. L'altare sottostante reca come paliotto un'urna funeraria contenente reliquie di martiri non identificati provenienti dai vari altari che occupavano l'antica chiesa. Sopra la mensa, invece, è collocata l'urna con i resti di sant'Onorio, qui spostata nel 1949 dalla cappella opposta che veniva trasformata in battistero. Nella cappella sono infine conservate altre due reliquie, tratte dai resti dei santi patroni Faustino e Giovita e custodite nell'urna dei Santi Patroni, un elaborato reliquiario fatto costruire appositamente nel 1925 e collocato in un vano incassato nella parete destra della cappella. Le pareti della cappella sono decorate da numerosi riquadri ad affresco con scene narrative legate alla vita di Gesù. Gli autori sarebbero nuovamente Tommaso Sandrino per le finte cornici architettoniche e Antonio Gandino e Camillo Rama per le scene raffigurate.


Questa cappella  è il battistero della chiesa, ottenuto ricostruendo nel 1949 la precedente cappella dedicata a sant'Onorio. Al centro è collocato il fonte battesimale, realizzato nel 1952 dallo scultore Claudio Botta. Si tratta di una vasca cilindrica fasciata da un fregio continuo ad altorilievo, centrata sulla figura di Cristo che risorge dal sepolcro, la cui pietra è sollevata da quattro angeli. Sul coperchio siedono invece due figure allegoriche femminili in marmo di Carrara, non identificate da attributi connotativi, ma che dovrebbero raffigurare, la Fortezza e la Fede


L'altare di San Benedetto

 

L’altare è opera di Giovanni Carra ed era destinato ad ospitare una preziosa reliquia del Santo, donata da Montecassino, oggi conservata in Cattedrale. Al centro spicca la statua di San Benedetto inginocchiato; dietro di lui, il fondale che mostra Montecassino con volo di angeli è di Sante Cattaneo.



 

 

 

L'affresco della volta centrale, opera di Tommaso Sandrino. Il riquadro centrale è invece opera di Antonio e Bernardino Gandino.


La gloria dei santi Faustino e Giovita

E' stata dipinta da Tommaso Sandrini con prospettive architettoniche barocche. Al centro la parte figurata con la Gloria dei Santi Faustino e Giovita è di Antonio e Bernardino Gandino.


Cappella del Santissimo Sacramento

La pala dell'altare della cappella era originariamente il Compianto sul Cristo morto eseguito tra il 1520 e il 1530 dal Romanino, requisito nel 1797 e infine andato distrutto nel 1945 Al suo posto, nel 1808 viene commissionata una tela sostitutiva a Sante Cattaneo, che esegue la Deposizione di Cristo.

 


Altare di Santa Maria in Silva

La dedica a Santa Maria in Silva piuttosto che alla sola Madonna è in omaggio all'intitolazione che la chiesa aveva alle sue origini. L'altare viene costruito durante la prima metà del Settecento in sostituzione del precedente, in legno, e completato nel 1726. Si compone di un grande apparato scenografico, estremamente ricco di dettagli e motivi decorativi, caratteristica tipica del barocco settecentesco.

la statua della Madonna con il Bambino e San Giovanni Battista è opera di Paolo Amatore.


 

 

 

Altare della Santa Croce

 

Venne costruito nel 1828, in sostituzione del precedente, per accogliere una reliquia della Vera Croce ceduta alla parrocchia nel 1826.


Altare della Natività

 

Pala di Lattanzio Gambara (genero del Romanino)  (Brescia 1530-1574)

Olio su tela

In origine era la pala dell’altare maggiore da cui fu spostata nella collocazione attuale dopo l’incendio del 1743.


Dipinto di San Girolamo penitente di Andrea Terzi




Tra le colonne di sinistra è collocato lo stendardo processionale della Confraternita del Santissimo Sacramento del Romanino (1535) che raffigura da un lato la Risurrezione di Cristo e dall’altro S.Apollonio tra i Santi Faustino e Giovita.