Melfi

Melfi è la città federiciana per eccellenza, all’estremo nord della Basilicata, L’Imperatore Federico II di Svevia scelse il castello normanno svevo come residenza estiva e nelle foreste del Vulture praticava la falconeria, il suo hobby prediletto . Immersa nella splendida cornice paesaggistica del Vulture Melfese, la città federiciana ha una cinta muraria unica nell’Italia meridionale, circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento.








Il Castello

L’abitato è dominato dal maestoso castello normanno-svevo, costruito, appunto, dai normanni e ampliato da Federico II di Svevia, nelle cui stanze, ha sede il “Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese Massimo Pallottino”, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio del Vulture Melfese. Dall’alto della sua posizione, proprio sulla cima della città del Vulture, il castello Normanno Svevo è considerato uno tra i più importanti castelli medioevali del Meridione d’Italia. La storia del maniero è legata alle figure di spicco che si sono succedute nel corso degli anni e dei secoli a Melfi: voluto da Roberto il Guiscardo, ampliato da Federico II, dotato di nuove torri da Carlo I d’Angiò, rimaneggiato dai Caracciolo e dai Doria. A vederlo quasi emerge sulla sommità di un colle, non si può non condividere l’opinione di quanti lo considerino il castello più noto della Basilicata e uno dei più grandi del sud Italia. Costituito da dieci torri, sette rettangolari e tre pentagonali e da quattro ingressi, tre sono angioini, e uno aperto dai Doria.Si accede al borgo attraverso un ponte, un tempo levatoio. Superato il portone, si entra nel bel cortile principale, su cui affacciano il palazzo baronale e la cappella gentilizia. Al piano terra del castello è ospitato il Museo Archeologico Nazionale del Melfese, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio dell’area, mentre nella torre dell’Orologio si può apprezzare lo splendido Sarcofago romano, ritrovato nel 1856, noto anche come “Sarcofago di Rapolla”, perché un tempo conservato nella piazza della cittadina del Vulture. Appartenuto di certo a un personaggio di rango elevato, è un raffinato prodotto della seconda metà del II secolo proveniente dall’Asia Minore. Sul coperchio è raffigurata la defunta sdraiata.











Al giorno d'oggi, il Castello ospita il Museo archeologico nazionale del Melfese, inaugurato nel 1976.
















La Cappella