I Musei Vaticani - seconda parte


Appartamenti di S. Pio V

Comprende la Galleria, due salette e una cappella. Fu voluto dal papa Pio V (1566-1572) e affrescato da Giorgio Vasari e Federico Zuccari. Vi sono esposti arazzi fiamminghi del XV e XVI secolo. Nelle due piccole stanze adiacenti la Galleria si trovano: nella prima, una ricca collezione di ceramiche medioevali e rinascimentali ritrovate nei Palazzi Vaticani e in alcuni edifici extraterritoriali di Roma; nella seconda, una suggestiva collezione di mosaici minuti prodotti a Roma dalla fine del XVIII secolo alla prima metà del XIX.




Sala Sobieski

La Sala Sobieski deve il nome alla grande tela del pittore polacco Jean Matejko (1838-1893) che rappresenta la vittoria del re di Polonia Giovanni III Sobieski contro i turchi a Vienna nel 1683. Gli altri dipinti della Sala sono ottocenteschi, così come quelli della Sala dell’Immacolata, caratterizzata da una grande vetrina, dono della ditta francese Christofle, nella quale sono conservati libri donati da re, vescovi, città e diocesi a Pio IX (1846-1878) in occasione dell’istituzione del dogma dell’Immacolata Concezione.




Sala dell’Immacolata


















La Cappella di San Pietro Martire

La cappellina di San Pietro Martire, all’angolo sud-occidentale della Torre costruita nei Palazzi Vaticani tra il 1566 e il 1570, è la centrale delle tre erette, l’una sopra l’altra, per volontà di San Pio V: gli stucchi e gli affreschi che la decorano, ispirati alle Storie del Santo omonimo, sono opera di Giorgio Vasari e dell’allievo Jacopo Zucchi (1570). Vi si conservano, entro una vetrina alla sinistra dell’altare, i preziosi cimeli del Sancta Sanctorum, l’antica cappella del Palazzo dei Papi al Laterano, rinvenuti nel 1905 all’interno di una cassetta lignea risalente al pontificato di Leone III (795-816), deposta sotto l’altare della cappella sotto Niccolò III (1277-80) e lì rimasta sigillata  dagli inizi del Cinquecento. Nel 1936 gli oggetti, dopo essere stati restaurati, studiati e catalogati, ricevettero sotto Pio XI l’attuale sistemazione. 




Sala degli Indirizzi

La Sala degli Indirizzi, corrispondente all’ambiente principale del vecchio Appartamento del Maestro dei Sacri Palazzi, è la prima delle tre che si incontrano lungo il circuito di visita del Museo Cristiano. Già utilizzata sotto Pio VII (1818) per il temporaneo alloggio della Biblioteca proveniente dall’eredità del Card. Zelada e da Gregorio XVI (1837) come sala di esposizione della raccolta di “primitivi” della Biblioteca (ora trasferiti in Pinacoteca), è così denominata per aver ospitato, sotto Benedetto XV (Della Chiesa, 1914-1922) gli indirizzi di omaggio inviati a Leone XIII e a Pio X. Vi si espongono argenterie, avori, smalti, paramenti, calici, croci e oggetti di culto di ogni epoca e tipologia, documenti delle variegate tendenze favorite nei secoli dal mecenatismo papale.




Museo Cristiano

Il 4 ottobre 1757, con lettera apostolica Ad Optimarum Artium, Benedetto XIV (Lambertini, 1740-1758) decretava la nascita, in Vaticano, del Museo Cristiano, all’estremità meridionale del «corridore» delimitante da ovest il Cortile del Belvedere. L’atto medesimo che ne sanciva l’istituzione, preceduto dall’acquisizione di nuclei collezionistici privati, poneva l’ingente raccolta sotto le cure dell’erudito veronese Francesco Vettori (1692-1770), chiamato a sovrintendere a un complesso di oltre mille documenti. Il Museo stesso, incentrato sull’esposizione di reperti di provenienza catacombale, si proponeva di illuminare, attraverso gli strumenti dell’esegesi storiografica, il patrimonio di fede e cultura dei Cristiani dei primi secoli, nel segno di una lettura apologetica e, al tempo stesso, filologica degli oggetti rinvenuti. Sotto la guida del Vettori, i materiali giudicati attinenti al disegno storico della collezione furono allestiti secondo criteri di carattere eminentemente classificatorio, all’interno di armadi appositamente concepiti per la loro esposizione. Con l’espandersi della collezione e il suo estendersi alle testimonianze d’arte e di culto dei secoli successivi, il Museo giunse gradatamente a occupare le stanze ad esso adiacenti, lungo la direttrice meridionale del «corridore» di Belvedere, come la Sala dei Papiri, destinata da Clemente XIII (Rezzonico, 1758-1769) all’esposizione dei papiri latini della chiesa ravennate (VI-IX sec.), e quella detta poi degli Indirizzi, assegnata da Pio VII (Chiaramonti, 1800-1821) all’alloggiamento dei libri della propria Biblioteca e da Gregorio XVI (Cappellari, 1831-1846) all’esposizione di “una rara ed importante raccolta di pitture cristiane dei primordi dell’arte” (quella dei cosiddetti “primitivi”, trasferiti poi da San Pio X nella nuova Pinacoteca). Con l’allontanamento delle pitture nel 1909, la sala fu adibita alla custodia degli “indirizzi” di omaggio a Leone XIII (Pecci, 1878-1903) e a Pio X (Sarto, 1903-1914), cui essa deve il nome che ancora oggi conserva. Dal 1936 vi si conservano le straordinarie raccolte di arti applicate della Biblioteca, trasferite dal 1999 alla competenza dei Musei Vaticani.


Sala dei Papiri