Cappadocia 

Valle di Goreme

La Valle di Goreme è un  museo a celo aperto:  abitazioni troglodite, usate fino al XX secolo, e chiese rupestri scavate nella roccia di tufa tipica della regione.

 

Questa valle fu abitata  fino dalle epoche più antiche. Intorno al VII secolo venne occupata dai cristiani che, sotto la spinta delle aggressioni mussulmane, si spostarono in questa zona per nascondersi sfruttando le particolari condizioni  geologiche. Risalgono a quel periodo le più antiche chiese della zona. Cristiani e comunità di monaci  abitarono il luogo a zona di rifugio e di ritiro stabilendo le proprie sedi dentro ai singolari coni di tufo in modo da essere difficilmente individuati e in condizioni di potersi facilmente difendere arroccati. 


Uchisar


Uchisar, ovvero i tre castelli, si trova a breve distanza da Goreme. In lontananza l’abitato appare sormontato da un erto picco roccioso sulle cui pareti si aprono moltissime finestrelle e dove le frane causate dal dilavamento hanno posto alla luce del sole le stanze interne. Questo blocco tufaceo ricorda quello delle vicina Ortahisar, con la quale Uchisar forma una catena di fortilizi a cingere l’accesso alla Cappadocia. Questo utilizzo difensivo fu in realtà assai antico. Già il popolo hittita considerava queste formazioni dei fortilizi naturali a presidio e protezione del territorio. Dopo di loro furono i persiani e i macedoni a sfruttarli. Fu poi la volta dei bizantini, che ne fecero un’area di filtro dalle incursioni degli islamici. La conformazione del territorio rende in effetti difficile lo spostamento ed agevole la difesa, mentre il mascheramento delle abitazioni e dei complessi monastici all’interno dei banchi rocciosi costituì una protezione supplementare. Anche i mussulmani, una volta impadronitisi del territorio, ne sfruttarono la difendibilità, collocando nella zona, già munita dei piccoli centri, con uso di stazioni per le carovane.

Tutt’oggi le asperità del terreno sono ben marcate, e attorno all’abitato come presso lo sperone centrale si trovano ancora dei camini di fata. La cittadella, che si eleva sul piano dell’abitato di alcune decine di metri,  appare come una grande torre cilindrica.

Diffuse qui come in tutta la Cappadocia le piccionaie. Queste costruzioni  di ampia superficie frontale hanno decine di nicchie esterne. Queste servivano per dare riparo ai piccioni dei quali si usava il guano per concimare le vigne.

 

Nella zona oltre al tufo vi sono le guglie rocciose composte anche di onice che, estratta nella qualità giallastra e verde, viene lavorata per la produzione di oggetti di elegante valore.






Questo  manufatto è chiamato il Castello di Uchisar. É il punto più alto della Cappadocia e vanta una composizione tale che lo ha reso una fortezza naturale.