Sasso Caveoso


I Sassi  di Matera sono le antiche abitazioni di Matera ricavate scavando la tenera roccia di calcarenite: la pietra del luogo. Questi da secoli hanno costituito l’agglomerato urbano divenuto oggi il centro storico patrimonio Unesco.

Hanno la forma di due mezzi coni in cui nella parte più alta, al centro, domina la Cattedrale del 1200.

Forse per la loro conformazione, o per l’evoluzione urbanistica perfettamente integrata con la natura, i famosi Sassi hanno con gli anni mantenuto un aspetto differente da altri centri storici.

Sasso Caveoso ha un panorama molto bello dominato al centro dallo sperone roccioso del Monterrone dove si trovano le Chiese rupestri si Santa Maria de Idris e San Giovanni in Monterrone.

E’ il quartiere più a Sud del centro storico dei Sassi che rispetto agli altri 2, Civita e Sasso Barisano, è rimasto più o meno com’era una volta. Le case di questo sasso sono state scavate nella roccia, come tutte le più antiche dei Sassi. L’ambiente abitativo, dunque, era essenzialmente ipogeo, e non aveva finestre se non una piccola finestrella sulla porta di ingresso. La calcarenite veniva scavata per realizzare man mano gli spazi interni. Molto spesso, specie nelle grotte dei più poveri, le case avevano un unico ambiente. Altre volte potevano svilupparsi, però, anche altri ambienti ipogei, che servivano come stalle, e magazzini. I tetti delle case del Caveoso erano il pavimento delle dimore sottostanti. Un elemento, al dire il vero, presente in tutti i rioni antichi, ma che si denota più frequentemente nella zona Sud.

La famosa roccia dei Sassi appare nel Caveoso molto più d’impatto rispetto alle altre aree. E’ questo il quartiere dei più poveri, sgomberato completamente durante la Riforma De Gasperi.

Carlo Levi nel libro Cristo si è fermato ad Eboli li chiama: I Gironi dell’Inferno di Dante.

Le condizioni igieniche e le condizioni abitative del Caveoso furono la principale causa dell’appellativo “Vergona d’Italia“.

Nel dopoguerra, dunque, I Sassi Caveosi vennero completamente abbandonati.

E tali sono rimasti fino ad oggi. Una gran parte ancora oggi è disabitata.

Ma forse è proprio questo ad attribuire al Caveoso un fascino innato.

Questo rione si trova a ridosso del Canyon della Gravina di Matera.

Un mondo dove Natura e Uomo si abbracciano da migliaia di anni.


Partiamo dalla piazza Vittorio Veneto.

 

Qui vediamo la fontana Ferdinandea e sulla sua sinistra il Convento di Santa Lucia alla Fontana.



Via del Corso

Percorriamo la Via del Corso e troviamo subito la chiesa di Santa Lucia e Agata alla fontana vicino al convento.

La chiesa venne realizzata attorno al 1700 quando le monache, che dal 1283 avevano utilizzato la chiesa con monastero di Santa Lucia alla Civita, lasciarono quel complesso. Santa Lucia alla Civita è collocato su di una roccia dentro la città, sulla porta cittadina orientale, e le monache decisero di lasciare quel luogo per le difficoltà che incontravano nella loro permanenza. La primitiva chiesa inoltre era stata demolita e rimaneva solo il monastero, anche se questo è ancora in buono stato di conservazione. Il nuovo complesso religioso, composto da chiesa e monastero, fu realizzato accanto alla Fontana Ferdinandea. Per questo motivo la chiesa viene chiamata anche Santa Lucia alla Fontana. In tempi recenti è stata restaurata la scalinata di accesso alla chiesa.

 

Alla facciata monumentale in stile barocco si accede attraveso una scalinata. Il portale è architravato ed è sormontato, in asse, dalla grande finestra rettangolare con conclusione mistilinea che porta luce alla sala




La navata interna è unica con presbiterio che lascia ampio spazio alla sala. In seguito all'adeguamento liturgico è stata posta la mensa rivolta al popolo rivestita in marmo al centro dell'area presbiteriale. Il tabernacolo è posto all'interno dell'altare. Tra le opere artistiche degne di attenzione conserva una piccola statua raffigurante San Benedetto e una notevole scultura policroma in marmo che raffigura il Sacro Cuore di Gesù. La parete del presbiterio è arricchita dal grande mosaico in marmo che raffigura la Santissima Trinità.





Arriviamo in Piazza San Francesco d’Assisi ove si trova la chiesa intitolato a questo Santo.

La chiesa di San Francesco D'Assisi si affaccia su un'ampia piazza sotto la quale si estende una interessante area archeologica che presenta elementi in comune con i villaggi trincerati; nel corso del medioevo quest'area fu utilizzata come luogo di sepoltura.

La prima costruzione dedicata a San Francesco d'Assisi, risale al 1200 e venne realizzata su un nucleo ipogeo dedicato ai Santi Pietro e Paolo, che ancora oggi può essere visitato passando attraverso una botola collocata all'interno dell'attuale chiesa.

La facciata ha assunto l'odierna conformazione nel Settecento e rappresenta un ulteriore esempio di stile barocco. È scandita da lesene ed è divisa in due parti definite da un cornicione marcapiano che si sviluppa sui lati. Nella parte inferiore il portale e cinque finestre sono abbelliti da elementi decorativi di carattere floreale; nella parte superiore vi è una nicchia centrale in cui è collocata una statua della Madonna mentre alle estremità del cornicione sono poste le statue di San Francesco a destra e Sant'Antonio da Padova a sinistra.

L'interno a una sola navata comprende diverse cappelle laterali, vi sono inoltre numerosi dipinti di maestri napoletani che contribuiscono ad aumentare il valore artistico di questo luogo di culto. Le opere di maggiore interesse sono un polittico del XV secolo articolato in 9 riquadri raffiguranti la Madonna e alcuni santi, e un'acquasantiera del XIII secolo scolpita in pietra e collocata nei pressi dell'ingresso.







Percorrendo Via Ridola (dedicata a Domenico Ridola per le sue ricerche effettuate sull’archeologia della città) e vediamo la chiesa del Purgatorio.

Costruita fra il 1725 ed il 1747 con i contributi della Confraternita del Purgatorio e dei cittadini. Il disegno è dell’ingegnere Giuseppe Fatone di Andria. La facciata è opera di Vitoantonio Buonvino e Bartolomeo Martemucci, ed è convessa. Tutte le decorazioni presenti, di stampo barocco, si incentrano sul tema della morte e della redenzione delle anime. Nella parte superiore compaiono angeli, cesti di frutta e penitenti avvolti dalle fiamme. Al centro campeggia la Madonna col bambino.

Ma la parte più interessante è la parte inferiore. Al centro vi è un bellissimo portale in legno diviso in 36 riquadri. Riporta nei riquadri superiori i teschi di regnanti e prelati morti, e nella parte bassa i teschi dei comuni cittadini. Sopra il portale, l’iscrizione: MISEREMINI MEI MISEREMINI MEI SALTEM VOS AMICI MEI.  In due nicchie laterali sono presenti le statue di San Michele Arcangelo (a sinistra) e l’Angelo custode (a destra).

 

L’interno è a croce greca sormontata da una cupola ottagonale in legno poggiata su un tamburo circolare con capitelli corinzi. Le pareti sono stuccate e ritmate da fregi e da tre altari con dipinti del Settecento.



Proseguendo sempre in via Ridola incontriamo la chiesa di Santa Chiara. Questa fu edificata contemporaneamente al seminario Lanfranchi tra il 1668 e il 1672, su iniziativa del vescovo di Matera Antonio del Ryos Culminarez; la chiesa faceva parte del quartiere 'case nuove' costruito per ospitare quanti lavoravano all'interno del Seminario. La sua costruzione e quella dell'area attigua risalgono quindi alla fase immediatamente successiva la nomina di Matera a sede della Regia Udienza della Basilicata: in questo periodo le attività politiche e commerciali cominciarono a spostarsi, concentrandosi sul Piano.

La facciata presenta diversi elementi ornamentali e artistici. Il portone ligneo è di fattura settecentesca ed è riccamente decorato, intorno a esso le decorazioni del portale ai cui lati si sviluppano due colonne; in alto è riportato lo stemma del vescovo del Ryos.

La sovrastante nicchia centrale ospita una statua che rappresenta la Madonna del Carmine, mentre nelle due laterali troviamo a destra Santa Chiara e a sinistra San Francesco. Sulla sommità del finestrone semicircolare c'è un'ulteriore nicchia al cui interno è allocata una rappresentazione di Dio benedicente.

 

All'interno vi è un'unica navata con copertura a botte che termina in un arco a sesto acuto. Alle spalle dell'altare maggiore è collocata un'alzata in legno che costituisce uno degli elementi più interessanti della chiesa. Ci sono inoltre altri altari adornati da dipinti e statue di indubbio valore artistico.



 

 

Accanto alla chiesa si trova l'ex convento di Santa Chiara, oggi sede del Museo archeologico nazionale Domenico Ridola.

Fu istituito il 9 febbraio 1911 per volontà del senatore e medico Domenico Ridola, che donò allo Stato le sue importanti collezioni archeologiche, ed è pertanto il museo più antico della Basilicata. Espone numerose testimonianze archeologiche rinvenute in scavi nella provincia materana e nelle Murge, con reperti che spaziano dall'epoca preistorica al III secolo a.C..

 

Qui il portale d’ingresso.



Via Ridola






















Lo Sperone roccioso del Monterrone

Questo sperone roccioso di origine calcarea chiamato Monterrone, è un luogo di culto dall’aspetto curioso e suggestivo che infonde un’aria di sacralità a tutta la splendida visuale circostante. Questa grossa rupe domina il Sasso Caveoso, da piazza San Pietro Caveoso a vico Solitario; il panorama che si può ammirare dalla sommità dell’altura è a dir poco straordinario.  Qui si trova la chiesa di Santa Maria di Idris è anche detta “Santa Maria de Idris” o “Madonna de Idris”, il nome deriva dal greco “Odigitria”, che letteralmente vuol dire “Colei che mostra la via”, come veniva chiamata la Vergine Maria a Costantinopoli. Potrebbero essere stati i monaci bizantini, trasferitosi nel materano dal VII secolo, ad aver introdotto il culto per la Vergine ed aver dato il nome alla chiesa rupestre. Secondo altri studiosi il nome potrebbe derivare da alcuni contenitori detti “Itrie” presenti all’interno della chiesa. La chiesa rupestre di Santa Maria di Idris presenta una pianta irregolare, composta da una parte scavata nella roccia ed un’altra costruita. La costruzione della chiesa si attesta tra il XIV ed il XV secolo. La facciata, realizzata in tufo nel XV secolo, fu rifatta a seguito di un crollo avvenuto nel Quattrocento. Accanto alla facciata è presente un piccolo campanile a vela. L’interno della chiesa è completamente diverso rispetto alla struttura originaria per via dei continui restauri che si sono susseguiti nei secoli a causa dell’umidità; numerosi affreschi sono stati staccati per essere successivamente restaurati, oggi sono conservati presso la Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici di Matera. Sull’altare ottocentesco, costruito precisamente nel 1807, è presente una Madonna con Bambino risalente al XVII secolo, dipinta a tempera; a destra si trova la conversione di Sant’Eustachio (foto a destra), la Sacra Famiglia e Sant’Antonio del XVII secolo, ed ancora una crocifissione avente come sfondo la città di Matera. A destra dell’altare è presente una cisterna d’acqua

 

Qui vi è anche la chiesa di San Giovanni in Monterrone.








Chiesa di San Pietro Caveoso

 

La sua costruzione risale al 1218. L'edificio ha subito modifiche e ristrutturazioni nel corso dei secoli con la perdita di molte delle caratteristiche costruttive originali. Nel XVII secolo la chiesa venne ristrutturata totalmente con l'aggiunta dell'attuale facciata e la costruzione del campanile, mentre l'interno venne ingrandito con l'aggiunta di cappelle laterali e sostituendo l'originario soffitto ligneo a capriate con un tetto di tufo. Nel 1706 la chiesa fu riconsacrata, come indicato su una lapide, e fu ancora modificata: fu aggiunta la cuspide sul campanile, l'interno fu rivestito con stucchi e decorazioni e fu posto un controsoffitto ligneo sotto il tetto in tufo. La barocca facciata a salienti presenta, nella parte inferiore, tre portali con semplice cornice sulla parte superiore. Sopra ognuno di essi, si aprono altrettante nicchie semicircolare contenenti statue; esse raffigurano: la Madonna della Misericordia (sopra il portale centrale), San Paolo apostolo (sopra il portale di destra) e San Pietro Apostolo (sopra il portale di sinistra). Le due nicchie laterali sono a loro volta sormontate da una finestra rettangolare ciascuna; quella centrale, invece, è affiancata da due monofore con arco a tutto sesto e sormontata da un rosone circolare. Alla sinistra della facciata si erge il campanile, su tre ordini; tra il secondo e il terzo ordine, si trova un ballatoio con balaustra scolpita con motivi geometrici. Il campanile termina con una cuspide piramidale, alla base più stretta rispetto al campanile.



La navata centrale di tufo è nascosta dalla controsoffittatura di tavoloni in legno, ornati da pitture che rappresentano Cristo che affida il futuro della Chiesa a san Pietro, Madonna del Confalone e Conversione di san Paolo. Nei medaglioni: San Giovanni da Matera, San Donato e gli angeli e, in corrispondenza dell'altare maggiore, Incoronazione della Vergine.

In origine erano presenti otto cappelle laterali, quattro a sinistra e quattro a destra. Queste ultime sono state distrutte per fare posto alla costruzione dell'oratorio e ed un arco di passaggio per l'accesso carrabile alle spalle dei rioni Malve-Casalnuovo lungo il ciglio superiore della Gravina di Matera.

La navata centrale termina con un altare settecentesco dominato da un polittico in legno datato intorno al 1540, opera di un anonimo pittore materano, raffigurante la Madonna con Bambino tra i santi Pietro e Paolo; sulla predella è raffigurata l'Ultima Cena; nella parte superiore la raffigurazione dell'Eterno.

Tra le quattro cappelle a sinistra, la prima è dedicata alla Vergine Addolorata, con volta a crociera e scarsissime tracce di affresco presumibilmente del XV secolo; ospita una tela seicentesca con la Pietà del pittore Alessandro Fracanzano.

Nella seconda cappella, sotto la copertura di stucchi settecenteschi, sono riapparsi, dopo i restauri, due gruppi di affreschi seicenteschi eseguiti da Martino Deghello.

La terza cappella è dedicata a sant'Antonio ed ospita un altare decorato da sei pannelli in tufo, a bassorilievo, datato 1531 ed eseguito probabilmente da Altobello Persio. A destra ed a sinistra due dipinti seicenteschi raffiguranti una Madonna con Bambino e Sant'Antonio.

 

L'ultima cappella, dedicata attualmente al Sacro Cuore di Gesù, ospita il fonte battesimale del XIII secolo, decorato con bassorilievi, rivelati dai restauri che lo hanno liberato dallo strato di stucco aggiunto nel corso dei secoli. Ci si conservano inoltre affreschi seicenteschi di santi, tra cui San Francesco e San Domenico, e parte di un bassorilievo ligneo probabilmente cinquecentesco che rappresenta Dio Padre benedicente.